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La solitudine – è essere soli?
Oggi sperimentiamo la solitudine in tante persone anziane, sempre più isolati dalla società. In tante delle nostre case vivono persone sole perché vedovi/e, perché hanno figli lontani per lavoro e vengono accudite da badanti. Una volta, anche nei palazzi si viveva un rapporto di relazione coi vicini. Ora si vive quasi esclusivamente all’interno del proprio appartamento. Oggi si dice: “io mi faccio i fatti miei, non mi “impiccio degli altri”. E così aumenta la solitudine. Non esiste una vera vita sociale, comunitaria.
Gli stessi giovani poi, tutti connessi alla rete, ma sempre più isolati. Una volta alla fermata del bus ci si salutava, si comunicava; era anche occasione di conoscenza. Ora tutti con lo smartphon e le cuffie, come a voler dire: “non voglio essere disturbato”. Infatti è esperienza comune sentirsi soli anche in mezzo a tanta gente. Oggi si ha paura di stare soli, di fermarsi, guardare a riflettere e, di conseguenza, dobbiamo per forza fare qualcosa, riempire in qualche modo questo spazio.
E’ solo questa la solitudine? Ed è sempre qualcosa da cui rifuggire, di negativo?
C’è una solitudine che non è stare da soli, ma sentirsi soli. Pensiamo solamente a quelle persone che per scelta sono in clausura. Una delle regole è “fare silenzio”. Che cosa è allora questo silenzio?
Se consideriamo che in fondo in fondo noi siamo dinanzi al Mistero soli, soli in questo rapporto tra noi e Dio, in un dialogo-rapporto unico, allora diventa occasione di andare più a fondo nella nostra vita, capirne il senso, il fine, guardare la nostra coscienza.
Non di rado nella mia giornata mi ritaglio degli spazi di silensio intervallati da momenti di preghiera, lettura e ascolto della buona musica. E’ un angolo in cui ritrovo me stesso, momenti che alimentano questo rapporto con Colui che ha dato la vita per me.. -
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Io amo stare da solo... Trovo la mia compagnia molto piacevole. . -
Sprint82.
User deleted
Io amo stare da solo... Trovo la mia compagnia molto piacevole.
Anche io.. -
.Pensiamo solamente a quelle persone che per scelta sono in clausura.
perchè? fanno testo?. -
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Come accennavo. ci sono diversi modi di essere e/o di sentirsi soli. Esiste una solitudine per condizione perché abbandonati anche dalle persone care, quelli che vivono ai margini della società pensiamo ai senza fissa dimora, o altri.
Quelli che per vocazione scelgono la vita monastica, pur vivendo nella solitudine, non si sentono soli. Anzi quella solitudine favorisce quel rapporto con se stessi e con Dio. E' una solitudine che aiuta ad andare a fondo del proprio cuore, del senso e fine di se stessi.
Scrive Eugenio Borgna: "Anche quando siamo soli ci è possibile ascoltare l'infinito che è in noi. L'infinito è raggiungibile solo da chi si impegna fino in fondo con se stesso. La vita si esprime, dunque, innanzitutto come coscienza di rapporto con chi l'ha fatta. Soltando così la solitudine è eliminata: nella scoperta dell'Essere come amore che dona Se stesso continuamente.
I claustrali, scegliendo la vita monastica, vogliono andare proprio attraverso la solitudine, a vivere questa unione con Dio.
Bella la scultura "l'estasi" di S. Teresa d'Avila del Bernini.. -
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ritengo semplicemente che non sia corretto, secondo me, equiparare il gay oggettivamente solo suo malgrado e/o a causa di scelte e valutazioni scorrette, con chi invece autonomamente decide l'auto clausura al fine di sentire il suono dell'universo ingrassando il proprio ego distorto..
cioè, se si discorre di solitudine, discorriamo di chi la subisce davvero e non dei gggiovani presunti isolati con lo smarfòn che però in mezz'ora sono in grado di riempire le piazze con un tweet e festeggiare la vita vera (ciao sardine)
Edited by Edo1957 - 25/2/2020, 12:39.