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Eurovision, il 30% dei turisti è Lgbt. Torino si scopre capitale del turismo gay e punta all’Europride

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    Dopo l’Eurovision, Torino punta all’Europride. Il 6 ottobre la città ospiterà la conferenza annuale di Epoa, l’European Pride Organizers Association. «Ne approfitteremo per tessere i rapporti con le altre delegazioni internazionali per candidarci ad accogliere la manifestazione continentale dei diritti Lgbt», spiega Marco Giusta, coordinatore del Torino Pride. Anche se si parla dell’edizione 2026, per la cosidetta «città dei diritti» è un traguardo importante. Da raggiungere facendo leva sul successo di questi giorni. «Abbiamo calcolato che il 30 per cento dei turisti arrivati in città è omosessuale», spiega Alessandro Battaglia, presidente di Quore. Con «l’eurofestival», come veniva chiamato una volta, Torino è sotto i riflettori di tutto il mondo. Ed è diventata una delle mete di riferimento per ilturismo gay friendly internazionale . In questi giorni, camminare per le strade della città, vuol dire respirare un’atmosfera che di solito si manifesta un solo giorno all’anno. Quando, nella bella stagione, è organizzato il Pride, la colorata e partecipata marcia Lgbt.

    Non c’è da stupirsi. L’Eurovision è da sempre un appuntamento legato alla comunità arcobaleno. Nel 1961, anno della sesta edizione, il Lussemburgo vinse il Gran Premio con una canzone di Jean Claude Pascal che celebrava l’amore tra due uomini. «L’Eurovision è il più grande evento europeo Lgbt — spiega Battaglia —. E, in questi giorni, abbiamo deciso di organizzare due iniziative ad hoc pensate per questo tipo di pubblico». Al Valentino, l’EuroVillage ha ospitato il «Queer Sunday», una giornata di concerti e dibattiti dedicati ai diritti della galassia Lgbtq+. Mentre Friendly Piemonte e l’associazione Quore hanno offerto tre appuntamenti di Tuttaltrastoria: una passeggiata turistica per le piazze del centro per scoprire la storia torinese attraverso il racconto di 12 personaggi illustri (come Giulio Cesare, Cristina di Svezia, Eleonora Duse...) legati al mondo arcobaleno. «Sono andati subito sold out — spiega Battaglia prima di aggiungere che — per la città sarebbe un vero affare diventare una delle mete del turismo gay friendly».

    Il motivo è in primis economico. Questo tipo di turismo pesa per il 7 per cento sul fatturato annuo dell’intero settore delle vacanze. Equivale a un business di 3,2 miliardi di euro all’anno (fonte Ttg Italia). I consumatori Lgbt sono definiti high spenders perché hanno una maggiore disponibilità economica, avendo pochi figli. Negli Usa si parla di loro come «pink dollars», per sottolineare la prosperità di questo specifico target di viaggiatori. In passato, si è investito su un progetto per attirarli. Torino Friendly prevedeva una guida per chi arrivava in città, vetrofanie e incontri formativi. Non è così remoto il sogno di farsi spazio in un mercato dominato da San Francisco, Barcellona, Mykonos, Copenaghen. Ci vorrebbero precise proposte di marketing. Investimenti nella comunicazione che sfruttassero il successo di Eurovision. «Questo target di turisti — chiosa Battaglia — è attento alla sicurezza e all’offerta di eventi. Concerti, festival, grandi mostre. Come quelle recenti di Botero e di Tamara de Lempicka».

    https://torino.corriere.it/notizie/eurovis...04cf08b36.shtml
     
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