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Perché benediciamo le coppie omosessuali

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    Vorrei proporre una riflessione serena sulla proposta dei vescovi del Belgio riguardante la benedizione di persone di tendenza omofila che decidano vivere un contratto condiviso per tutta la vita.

    Da anni i vescovi del Belgio hanno riflettuto e pregato sulla situazione dei gay che, in tutta serenità e discernimento, vogliono vivere una vita cristiana impegnata nella Chiesa e nella società, coscienti della loro situazione di omofili.

    La Chiesa vuole bene a tutti e vuole integrare tutte le persone nella comunità dei battezzati con la loro tendenza specifica ricevuta dal Creatore.

    Offrire una benedizione alle coppie che decidono di condividere la loro vita non significa considerare matrimonio la loro unione – questo mai, in nessun caso –, perché il matrimonio include la possibilità di creare una famiglia. Allo stesso tempo, però, due persone che si scoprono omofile hanno, come creature dello stesso Creatore, il diritto/dovere di essere “fertili” in altro modo e, dunque, di collaborare alla costruzione della società e della Chiesa.

    Sappiamo che la Chiesa benedice macchine, rosari, oggetti di ogni sorta (perfino le armi!), benedice le persone sofferenti, i malati e tante altre situazioni. È in quella logica che essa benedice anche persone che dal Creatore hanno ricevuto la vita con una particolare inclinazione. Si tratta, quindi, di benedire persone che vivono in una situazione specifica e che intendono, come cristiani, vivere una vita di reciproca fedeltà, perché la Chiesa desidera che queste persone siano felici e creative nella vita sociale ed ecclesiale.

    In una parola, la Chiesa vuol bene a queste persone nella situazione che loro è propria. Le persone che continuano a considerare l’omofilia come una malattia dovrebbero almeno ricordare che Gesù è venuto, in primo luogo, «per gli infermi e non per i sani».

    In dialogo con la Santa Sede, i vescovi non hanno incontrato difficoltà pregiudiziali, anzi, sono stati capiti nel loro proposito di iniziare questo esperimento con una formula di preghiera approvata dalla conferenza episcopale al suo completo. Inoltre, è stata nominata dalla conferenza una persona allo scopo di accompagnare questa esperienza.

    Speriamo di testimoniare che queste persone, le quali vivono una “certa povertà”, si sentano amate da una Chiesa che vuole la felicità di tutti nella situazione che il Creatore ha loro offerto.

    L’autore è vescovo emerito di Gent.

    http://www.settimananews.it/pastorale/perc.../#comment-96032
     
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    Bello! :)
     
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