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Posts written by petrus30

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    Benvenuto!
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    La soluzione è avere pazienza con te stesso e pazienza con gli altri, senza farsi fermare nel proprio cammino di crescita.
    La coerenza non è per forza una virtù. Solo i grandi santi e grandi stupidi non cambiano mai idea.

    Quindi fatti conoscere per quello che sei davvero e vedrei che, passato lo stupore iniziale, ti apprezzeranno per il coraggio e per la tua onestà.

    La verità vi farà liberi!
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    Benvenuto nel forum. Il tuo è un messaggio pieno di spunti e di critiche verso la chiesa condivisibili. Certamente nel forum troverai molti post che potranno aiutarti a capire come si sta evolvendo il comportamento della chiesa nei confronti dei gay. Qualcosa si muove anche se non certo velocemente.

    Ovviamente ti auguro ogni bene per le tue legittime necessità di affetto che tutti desideriamo ma che spesso non troviamo.
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    AGI - Tre anni di pandemia hanno ridotto sensibilmente le celebrazioni di matrimoni. L'impossibilità di festeggiare in pompa magna o anche con una festa più contenuta ha spinto in molti a rimandare a tempi migliori. E a restrizioni finite, ecco il boom. Ma sorprende che a crescere in maniera esponenziale siano state soprattutto le unioni civili, per di più tra persone dello stesso sesso. Lo certifica l'Istat, nell'ultimo report sulla dinamica demografica. Sul 2021 la crescita è stata del 31%, mentre sul 2019 del 22,5%. In numeri assoluti, le unioni civili celebrate lo scorso anno sono state oltre duemila, e secondo l'istituto di statistica è possibile prevede "un robusto pur se non totale recupero di quanto perso nell'anno della pandemia".

    I matrimoni in Italia nello stesso periodo sono stati 187mila, il 4,1% in più rispetto al 2021, anno in cui la perdita di celebrazioni del 2020 a causa delle misure restrittive imposte dalla pandemia, è stata solo parzialmente colmata. Il recupero dei matrimoni è rilevato anche rispetto al 2019 (+2,0%), ma è dovuto sostanzialmente all'aumento dei matrimoni civili (+10,0% nel 2022 rispetto al 2019, +9,2% sul 2021), tipologia che anche in piena pandemia è risultata meno penalizzata.

    Nel 2022 i matrimoni religiosi risultano in calo (-1,8% rispetto al 2021, -6,8% sul 2019) anche nei mesi tra maggio e settembre, periodo in cui tradizionalmente si celebra la maggior parte dei matrimoni di questo tipo. Rispetto agli stessi mesi del 2021 si osserva una diminuzione del -4,1% (-4,9% sul 2019).

    Mettendo a confronto il 2022 con il 2021, la tipologia di matrimonio più in ripresa è quella con almeno uno sposo al secondo matrimonio (+12,7%), mentre i primi matrimoni di entrambi gli sposi aumentano in misura molto più contenuta (+1,2%). Tra questi ultimi, sono in crescita esclusivamente quelli celebrati con rito civile (+6,5%), mentre i primi matrimoni religiosi mostrano una diminuzione del 2,7%.

    https://www.agi.it/cronaca/news/2023-03-20...tesso-20587118/
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    L’episcopato belga di lingua olandese sorpassa quello tedesco in tema di aperture sulle persone Lgbt+. Due giorni fa il cardinale primate Jozef de Kesel, arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles, e i vescovi Johann Bonny, Lodewijk Aerts, Lode Van Hecke, Patrick Hoogmartens, rispettivamente a capo delle diocesi fiamminghe di Anversa, Brugge, Gent e Hasselt, hanno infatti istituito all’interno del Servizio interdiocesano per la Pastorale familiare (Idgp) lo sportello Homoseksualiteit en geloof (Omosessualità e fede, ndr) e nominato relativo coordinatore Willy Bombeek. Ma non solo. Illustrando caratteristiche e finalità dell’iniziativa nel documento Homoseksuele personen pastoraal nabij zijn – Voor een gastvrije Kerk, die niemand uitsluit (Essere pastoralmente vicini alle persone omosessuali – Per una Chiesa ospitale, che non esclude nessuno, ndr), i presuli hanno anche proposto uno schema di «momento di preghiera», in cui due persone dello stesso sesso domandano a Dio di benedire e vegliare sulla loro unione.

    Si tratta d’una celebrazione comunitaria strutturata in nove parti: saluti, preghiera iniziale, lettura biblica, impegno di entrambe le parti coinvolte, invocazione dell’assemblea per la coppia, preghiera d’intercessione, Padre nostro, preghiera finale, benedizione. È inoltre fornito un modello formulare sia dell’impegno, che la coppia s’assume, sia dell’invocazione, che la comunità pronuncia su di essa. Se chi si unisce riafferma ad esempio pubblicamente di voler «lavorare per la reciproca felicità giorno per giorno» con tanto di supplica: «Donaci la forza d’essere fedeli l’uno/a all’altro/a e d’approfondire il nostro impegno. Nella tua vicinanza noi confidiamo, della tua Parola noi vogliamo vivere, donati per sempre l’uno/a all’altro/a», l’assemblea, che circonda «oggi N. e N. di preghiere», chiede fra l’altro a Dio Padre di rendere «forte e fedele il loro reciproco impegno» e di far sì «che la loro casa trabocchi di comprensione, generosità, dedizione. Ci sia spazio per la riconciliazione e la pace. Lascia che l’amore che condividono li delizi e aiutali a essere di servizio nella nostra comunità. Dacci la forza di camminare con loro, insieme sulle orme di tuo Figlio e fortificati dal tuo Spirito».

    Insomma, al di là d’una certa indeterminatezza terminologica, quello fiammingo è il primo caso al mondo di rito di benedizione, che un episcopato riserva a coppie di persone dello stesso sesso. Ma è qui che insorge il problema, e non da poco. È vero che i vescovi delle Fiandre hanno ancorato il loro documento all’esortazione apostolica bergogliana Amoris laetitia, menzionandone esplicitamente i numeri 250, 297, 303, e che hanno sottolineato in riferimento al «momento di preghiera» come «la differenza debba rimanere chiara con ciò che la Chiesa intende per matrimonio sacramentale». È nondimeno parimente innegabile che il 15 marzo dello scorso anno l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede con un responsum ad dubium, di cui Papa Francesco era stato preventivamente informato acconsentendone alla pubblicazione, ha sentenziato come la Chiesa cattolica non «disponga del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso». Il tutto, per giunta, accompagnato da nota esplicativa e articolo di commento.

    Già all’epoca, in ogni caso, l’intera Conferenza episcopale belga, pur ricorrendo a parole più misurate rispetto a quelle di non pochi presuli di Germania e Svizzera, aveva esternato un corale malessere per il niet dell’ex Sant’Uffizio, definendolo «particolarmente doloroso per molti credenti gay, i loro genitori e nonni, i loro familiari e amici». Non senza esplicitarne le ragioni nei seguenti termini: «Da anni la comunità ecclesiale cattolica del nostro Paese in tutte le sue sezioni (vescovi, sacerdoti, diaconi e operatori pastorali, teologi, scienziati, politici e assistenti sociali), insieme ad altri attori sociali, lavora per un clima di rispetto, riconoscimento e integrazione. Molti di loro sono anche impegnati in un’istituzione ecclesiastica o cristiana. I vescovi incoraggiano i loro associati a continuare a seguire questa strada. Si sentono sostenuti in questo dall’esortazione Amoris laetitia, che Papa Francesco ha scritto dopo il Sinodo dei vescovi del 2015: discernere, guidare e integrare; queste rimangono le parole chiave più importanti per i vescovi».

    Al momento, comunque, Oltretevere tace sul documento dell’episcopato fiammingo. Forse la questione sarà direttamente affrontata col Papa e coi capi dicastero nel corso della periodica visita ad limina, che i vescovi del Belgio effettueranno in novembre. D’altra parte, Francesco – che ieri, al termine dell’Udienza generale, ha incontrato 110 tra operatori della pastorale Lgbt+ e componenti dell’associazione La Tenda di Gionata – non è del tutto nuovo a sollecitazioni provenienti da quell’area geografica. Il 4 luglio, ad esempio, ha ricevuto dal vescovo francofono di Liegi Jean-Pierre Delville la brochure diocesana Accueillir, accompagner, porter dans la prière le projet de vie partagé par des personnes homosexuelles, che contiene l’ampio e dettagliato rito di celebrazione comunitaria e benedizione per persone dello stesso sesso prossime a unirsi civilmente.

    È indubitabile che ci vorrà ancora del tempo perché si giunga a una soluzione della controversia. Soluzione indubbiamente possibile, qualora si tenga in conto che quanto prodotto dall’ex Sant’Uffizio non è immutabile in blocco e per sempre vincolante, ma al contrario suscettibile di variazioni nel tempo. Basterà citare, a riprova esemplificativa, il decreto del 20 gennaio 1644 sul divieto di attribuire il titolo “immacolata” alla concezione di Maria, poi definita come tale l’8 dicembre 1854 da Pio IX.

    Una via d’uscita, d’altronde, era già stata tracciata lo scorso anno dal cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna. Secondo il porporato e teologo austriaco (ex studente e pupillo di Joseph Ratzinger), «la preoccupazione legittima della Congregazione per la Dottrina della Fede è che una cerimonia di benedizione non crei l’impressione che si stia stipulando un matrimonio sacramentale. Ma questo sì alla famiglia non deve essere detto come un no a tutte le altre forme. La Chiesa si è da tempo abituata – è stato un processo lungo e doloroso – che non è l’unica voce che ha una parola da dire sulle relazioni. Dal XIX secolo lo Stato si è ripreso la sovranità della Chiesa sul matrimonio ed è naturale per noi – anche per la Chiesa – che ci si sposa prima civilmente prima di sposarsi in Chiesa. Eppure, la concezione civile di matrimonio come contratto è fondamentalmente diversa da quella di matrimonio sacramento. Ci conviviamo da molto tempo».

    Per Schönborn, di cui è anche nota l’intransigenza nella lotta alla pedofilia del clero (celebre il suo attacco pubblico al cardinale Angelo Sodano per le posizioni minimizzatrici su tale materia), «la questione se si possono benedire le coppie dello stesso sesso appartiene alla stessa categoria della domanda se ciò sia possibile per le persone risposate o per le unioni senza licenza di matrimonio. E qui la mia risposta è relativamente semplice. Se la richiesta della benedizione non è uno spettacolo, quindi non è solo una sorta di rito esteriore, se la richiesta della benedizione è onesta, è proprio la richiesta della benedizione di Dio per il percorso di vita che due persone, in qualsiasi condizione si trovino, tentano di fare, allora questa benedizione non dovrà essere loro negata. Anche se, come prete o vescovo, devo dire: Non hai realizzato tutto l’ideale. Ma è importante che voi viviate il vostro cammino sulla base delle virtù umane, senza le quali nessuna relazione può riuscire. E questo merita una benedizione. Se la giusta forma di espressione per questo è una cerimonia di benedizione della Chiesa, bisogna pensarci attentamente».

    Nello svolgere una tale profonda e originale riflessione teologica il porporato era partito «da una semplice osservazione. Molte mamme benedicono i loro figli. Mia madre lo fa ancora fino ad oggi. Non me ne vado senza che lei mi benedica. Una madre non negherà la benedizione, nemmeno se suo figlio o sua figlia hanno problemi di vita. Al contrario». Osservazione che, si spera, possa spingere al di là del Tevere a riconsiderare la questione, portata ora nuovamente al centro della comune attenzione dai vescovi fiamminghi.

    www.linkiesta.it/2022/09/benedizioni-gay-chiesa-belga-roma/
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    «Il santo sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa serba si rallegra della decisione delle più alte autorità dello stato, che hanno annullata la manifestazione dell’Euro-Pride, prevista dagli organizzatori a Belgrado nel mese di settembre (12 – 18). Si congratula con il presidente serbo, Alexandar Vucić e il governo per tale responsabile decisione» (27 agosto 2022).

    Ancora una volta la protesta delle minoranze LGBT inquieta le autorità politiche e le Chiese.

    In un paese di tradizione slava e con una Chiesa ortodossa molto legata a Mosca è facile il rimando alla improbabile denuncia del patriarca Cirillo che il 6 marzo scorso ha giustificato l’intervento armato della Russia in Ucraina in base allo scontro di civiltà (Oriente-Occidente) la cui cartina di tornasole è il permissivismo immorale («esiste oggi un test per la lealtà al governo – del potere mondiale -, una specie di passaggio a qual mondo felice, il mondo del consumo eccessivo, il mondo della libertà: è necessario organizzare una parata Gay Pride»).

    Altrettanto agevole è rimarcare qualche evidente eccesso sia sul fronte dei militanti come degli oppositori. Il vescovo Nicanore di Banat, nei primi giorni di agosto ha detto che i partecipanti all’Euro-Pride «profanano la città di Belgrado, la città santa della Serbia». E ha aggiunto: «Maledirò tutti coloro che organizzano e partecipano a simili iniziative… Se avessi un’arma la userei, userei quella forza se solo l’avessi, ma non lo faccio».

    Nella folla che ha sfilato dopo il raduno voluto dal patriarca di Belgrado, Porfirio (11 settembre) le immagini religiose si confondevano con le foto di V. Putin e il servizio d’ordine era garantito dai “lupi della notte”, un gruppo motociclistico reazionario e filo-russo.

    Presidente e lesbica
    Dal punto di vista della politica l’evento sembrava ulteriormente giustificato per la presenza alla presidenza del governo di una donna, notoriamente lesbica, Ana Brnabić.

    Ma il presidente Vucić ha annullato la manifestazione motivando il provvedimento in ragione dell’ordine pubblico in un momento di acuta tensione politica con il Kosovo e a causa dei pericoli per i territori sacri all’Ortodossia serba che sono in quello stato.

    Gli organizzatori hanno invocato le libertà civili di manifestazione e l’inconsistenza delle motivazioni, accusando la stessa Brnabić di fare la “foglia di fico” delle tendenze illiberali e autoritarie di Vucić. Non si sa con precisione se e quanti degli eventi previsti saranno effettivamente cancellati. Le associazioni LGBT li hanno confermati tutti.

    Il patriarca ha preso nelle sue mani la questione e, forte di un consenso per la sua posizione socialmente aperta, per la soluzione allo scisma macedone e il concordato con il Montenegro, ha appoggiato la decisione del presidente della repubblica e ha convocato una grande manifestazione popolare l’11 settembre per una preghiera per la santità del matrimonio e la pace nella nazione.

    Ha composto una preghiera da recitarsi in tutte le chiese e i monasteri. In un lungo discorso alla folla ha sottolineato l’invito alla preghiera e al sostegno al sistema di valori nati dal Vangelo.

    «Fratelli e sorelle, non imponiamo il nostro modo di vivere a nessuno, ma non vogliamo nemmeno che nessuno, da nessuna parte del mondo, venga a imporre i propri valori, la propria visione del mondo, imponendo a noi il loro modo di vivere. Lo ripeto, non imponiamo a nessuno il nostro modo di vivere, per nessuno, anche se si crede migliore di noi e pretende di imporre le sue regole, la sua visione del mondo e il suo modi di vita».

    «Siamo di fronte a un’ondata, a uno tsunami, all’invasione di tanti nuovi riferimenti di valore che si impongono o con violenza e aggressività oppure attraverso un potere sottile e condizionamenti che sfuggono ai radar, con l’obiettivo di far crollare qualsiasi ordine naturale o di civiltà esistente, a favore di un nuovo paradigma e di nuove regole. Un vortice che ha l’intenzionalità di distruggere i fondamenti e i pilastri identitari degli individui e della comunità per rendere tutto relativo e fragile. L’epilogo di queste ideologie sociali post-umaniste non è solo la rimozione della distinzione fra maschio e femmina, del matrimonio, ma, in conclusione … non potremmo nemmeno dire con certezza che cosa sia l’uomo».

    Gender e appartenenze etniche
    «Vorrei subito contestualmente sottolineare che siamo contro ogni tipo di violenza, che siamo contro il disprezzo, l’odio, la persecuzione e il marchio di infamia su coloro che condividono le idee (LGBT), soprattutto se la violenza è commessa in nome della Chiesa e in nome di Cristo. Inoltre so che ci sono molte persone fra di loro che sono migliori di me e che non condividono l’esibizione della parata. Non li giudichiamo, non li accusiamo, non li condanniamo».

    La netta opposizione al Gay Pride e alle sottili influenze della ideologia Gender nasce da una condizione sociale ed ecclesiale che ritiene necessaria la resistenza ad una “libertà” imposta e non conquistata, esponendosi tuttavia ad alleanze politiche e culturali ambigue, con una identificazione con posizioni non del tutto attrezzate per attraversare i processi di secolarizzazione.

    La mancata e chiara denuncia della Chiesa serba sulla responsabilità del patriarcato russo nella guerra contro l’Ucraina ne è un segno. Come anche la sua difficoltà di liberarsi dai vincoli nazionalistici e dalle appartenenze etniche.

    http://www.settimananews.it/informazione-i...iesa-gay-pride/
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    Non ti nego una certa noia per questo forum dove tanti leggono e nessuno scrive mai nulla... vediamo se riusciamo a rianimarlo.

    Credo che invecchiare bene sia uno dei regali più belli che la vita ci può fare.
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    «Si mettono sotto la mia finestra senza educazione né decenza». Così la signora milanese al telefono con le forze dell’ordine segnala due giovani uomini, «facce di tolla», che si baciano in pubblico. Il video è stato girato da uno dei due ragazzi protagonisti della denuncia e diffuso sui social anche dal giornalista Simone Alliva, citato da Repubblica e La Stampa. «La signora sta chiamando la polizia perché mi sto baciando per strada con un altro ragazzo. Accusandoci di indecenza pubblica», spiega uno dei protagonisti della vicenda nei commenti sulle immagini che ha pubblicato: «La Milano bene».

    www.open.online/2022/09/03/milano-...-baciano-video/
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    Caro Edo le tue sono considerazioni che condivido.
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    Mentre accompagna in giro il film di Baz Luhrmann Elvis, in cui è il viscido manager Colonnello Parker, Tom Hanks ha modo di ripercorrere la propria carriera con i giornalisti. Ad un reporter di Variety l'attore ha parlato del personaggio interpretato nel 1993 in Philadelphia: l'avvocato gay Andrew Beckett che si ammala e muore di AIDS. Alla domanda: "Accetterebbe la parte oggi?", Tom ha risposto di no, ma non per un improvviso attacco di omofobia. i motivi, legittimi, sono altri, e hanno a che vedere con la verità.

    Perchè Tom Hanks non farebbe Philadelphia ora
    Nonostante la vittoria dell'Oscar per la sua interpretazione in Philadelphia, Tom Hanks ha spiegato che non potrebbe più cimentarsi nella parte di Andy Beckett perché al giorno d'oggi solo un attore omosessuale riuscirebbe a dar vita a un ritratto plausibile dell'uomo discriminato dal suo studio legale che chiede aiuto a un altro avvocato (Denzel Washington). Ecco le parole di Tom:

    Parliamo di questo: potrebbe un eterosessuale fare ora quello che io ho fatto in Philadepha? No, e sarebbe giusto così. Il messaggio che il film cercava di restituire era: non abbiate paura.
    Hanks, insomma, ha detto che proprio il suo non essere omosessuale poteva far sì che il pubblico accettasse di stare dalla parte di Andrew Beckett, che per di più aveva una malattia che proprio negli anni '80 e '90 era considerata una punizione divina (questo lo aggiungiamo noi).

    Una delle ragioni per cui la gente non era spaventata dal film era il fatto che fossi io a interpretare un gay. Ormai abbiamo superato quella fase e non credo che la gente accetterebbe l'inautenticità di un attore eterosessuale nei panni di un omosessuale (…) Non è un delitto, non è da biasimare chi sostiene che nei film contemporanei si debba essere più esigenti in termini di autenticità.

    Poi Tom Hanks ha fatto una pausa e, da uomo spiritoso qual è, ha aggiunto:

    Sembra che io stia facendo la predica? Non era mia intenzione.

    https://www.comingsoon.it/cinema/news/tom-...retare/n141501/
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    (ANSAmed) - ZAGABRIA, 26 MAG - In Croazia da oggi le famiglie arcobaleno, coppie di gay o lesbiche, hanno diritto ad adottare i bambini.

    Lo ha deciso l'Alta Corte amministrativa croata in una sentenza che respinge l'argomentazione del ministero della Famiglia e accoglie la richiesta di una coppia gay di Zagabria di entrare nel registro dei possibili genitori per adozione.

    La battaglia legale di Mladen Kožić e Ivo Šegota era iniziata otto anni fa quando fu respinta la loro richiesta al centro per l'assistenza sociale di venire inseriti nel registro di possibili genitori adottivi, dopo una valutazione della loro idoneità ad adottare minori, allo stesso modo delle coppie eterosessuali. Tutte le istanze a cui si erano poi rivolti avevano respinto la loro richiesta spiegando che la legge croata sulle unioni civili , in vigore dal 2014, non prevede il diritto di adozione, garantendo alle coppie omosessuali tutti i diritti del matrimonio tradizionale, con l'eccezione appunto dell'adozione.
    Oggi l'Alta Corte amministrativa ha definito discriminatoria questa motivazione appellandosi alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e alle sue sentenze, che ritengono illegali le distinzioni in base all'orientamento sessuale, anche in ambito del diritto familiare. In sostanza, la Corte ha ordinato ai centri sociali di prendere in considerazione le domande delle coppie dello stesso sesso per essere prese in considerazione, e poi, in caso positivo, di essere messe sulle liste d'attesa, molto lunghe in Croazia, per l'adozione dei minori senza una famiglia. (ANSAmed).

    https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/eur...b1cd100826.html
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    Dopo l’Eurovision, Torino punta all’Europride. Il 6 ottobre la città ospiterà la conferenza annuale di Epoa, l’European Pride Organizers Association. «Ne approfitteremo per tessere i rapporti con le altre delegazioni internazionali per candidarci ad accogliere la manifestazione continentale dei diritti Lgbt», spiega Marco Giusta, coordinatore del Torino Pride. Anche se si parla dell’edizione 2026, per la cosidetta «città dei diritti» è un traguardo importante. Da raggiungere facendo leva sul successo di questi giorni. «Abbiamo calcolato che il 30 per cento dei turisti arrivati in città è omosessuale», spiega Alessandro Battaglia, presidente di Quore. Con «l’eurofestival», come veniva chiamato una volta, Torino è sotto i riflettori di tutto il mondo. Ed è diventata una delle mete di riferimento per ilturismo gay friendly internazionale . In questi giorni, camminare per le strade della città, vuol dire respirare un’atmosfera che di solito si manifesta un solo giorno all’anno. Quando, nella bella stagione, è organizzato il Pride, la colorata e partecipata marcia Lgbt.

    Non c’è da stupirsi. L’Eurovision è da sempre un appuntamento legato alla comunità arcobaleno. Nel 1961, anno della sesta edizione, il Lussemburgo vinse il Gran Premio con una canzone di Jean Claude Pascal che celebrava l’amore tra due uomini. «L’Eurovision è il più grande evento europeo Lgbt — spiega Battaglia —. E, in questi giorni, abbiamo deciso di organizzare due iniziative ad hoc pensate per questo tipo di pubblico». Al Valentino, l’EuroVillage ha ospitato il «Queer Sunday», una giornata di concerti e dibattiti dedicati ai diritti della galassia Lgbtq+. Mentre Friendly Piemonte e l’associazione Quore hanno offerto tre appuntamenti di Tuttaltrastoria: una passeggiata turistica per le piazze del centro per scoprire la storia torinese attraverso il racconto di 12 personaggi illustri (come Giulio Cesare, Cristina di Svezia, Eleonora Duse...) legati al mondo arcobaleno. «Sono andati subito sold out — spiega Battaglia prima di aggiungere che — per la città sarebbe un vero affare diventare una delle mete del turismo gay friendly».

    Il motivo è in primis economico. Questo tipo di turismo pesa per il 7 per cento sul fatturato annuo dell’intero settore delle vacanze. Equivale a un business di 3,2 miliardi di euro all’anno (fonte Ttg Italia). I consumatori Lgbt sono definiti high spenders perché hanno una maggiore disponibilità economica, avendo pochi figli. Negli Usa si parla di loro come «pink dollars», per sottolineare la prosperità di questo specifico target di viaggiatori. In passato, si è investito su un progetto per attirarli. Torino Friendly prevedeva una guida per chi arrivava in città, vetrofanie e incontri formativi. Non è così remoto il sogno di farsi spazio in un mercato dominato da San Francisco, Barcellona, Mykonos, Copenaghen. Ci vorrebbero precise proposte di marketing. Investimenti nella comunicazione che sfruttassero il successo di Eurovision. «Questo target di turisti — chiosa Battaglia — è attento alla sicurezza e all’offerta di eventi. Concerti, festival, grandi mostre. Come quelle recenti di Botero e di Tamara de Lempicka».

    https://torino.corriere.it/notizie/eurovis...04cf08b36.shtml
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    Tra il 763-1066, nella Germania pre-cristiana del IV secolo, i vichinghi – consciamente o meno – erano più gay che mai. Innumerevoli ricerche confermano questi uomini, apoteosi di testosterone e machismo nordico, non avevano alcun problema con l’omosessualità, al contrario, l’accoglievano in più forme. Al contrario, i fedeli seguaci di Fryer, Dio dei Vichinghi, credevano che la forza del maschio risiedeva nello sperma. Tanto che lo condividevano.

    I vichinghi si sfidavano a duello, a colpi di spade e scudi, durante degli allenamenti che contavano più di venti uomini. Stando ai testi antichi, i combattenti si dividevano in due gruppi: i vinnas (vincitori) e i vatas (perdenti). Chi perdeva doveva restare in ginocchio e pregare il Dio Fryer, implorandolo per diventare più forte e agile. Finita la preghiera, i vatas erano a completa disposizione dei vinnas: l’obiettivo era acquisire la stessa forza, mascolinità, e potenza dei vincitori. Come riportato da una ricerca di Men’s Variety, gli uomini perdenti venivano sottomessi da quelli vincitori, a volte anche più di uno, e lo spreco di seme era considerato estremamente offensivo nei confronti del Dio Fryer. Più che deplorevole, la sodomia era un atto di restaurazione, la possibilità di riscattarsi assorbendo la vigorosità dell’altro, di rispettare la tradizione e diventare ancora più uomini.

    Seppur l’atto coinvolgesse entrambe le parti, c’era comunque una vena denigratoria e avvilente verso la parte sottomessa: i peggiori insulti tra i vichinghi erano l’accusa di codardia durante una battaglia o venir chiamati ergi, termine per indicare chi si lasciava penetrare dai compagni. Non è dato nemmeno a sapere se ci fosse completo consenso da entrambe le parti coinvolte, e mettendo insieme tutti i pezzi, sorge il dubbio fosse tutto meno divertente e piacevole della fantasia da porno gay che ci siamo messi in mente.

    Con l’arrivo del cristianesimo, all’inizio del XI secolo, l’omosessualità iniziò ad essere bandita: a differenza del paganesimo, la nuova religione bandiva sia dominanti che dominati, e nel 1614 il re Magnus V Erlingsson di Norvegia affiancato dall’arcivescovo Eysteinn Erlendsson, istituì la prima legge anti-omosessuali nella storia della Norvegia.

    https://www.gay.it/vichinghi-e-omosessuali...di-una-leggenda
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    Con un dettato intrigante e molto moderno, un linguaggio esplicito e un tono quasi giornalistico ma sempre corretto e legato al testo biblico, Simone Paganini, cinquantenne professore di Teologia Biblica presso l’Università di Aquisgrana, passa in rassegna in sedici capitoletti numerosi testi biblici riguardanti la sessualità e il suo esercizio concreto.

    Nel suo insieme la Bibbia presenta come un dato positivo e voluto da Dio la sessualità e il suo esercizio, ma sa che essa possiede anche un lato oscuro e pericoloso da controllare e regolare attraverso norme ben precise.

    In un mondo segnato dal patriarcalismo, sono numerose le leggi che proibiscono l’uso violento della sessualità o il suo esercizio all’interno dello stretto ambito familiare. Eppure, se si sono fatte le leggi, la realtà deve aver presentato degli aspetti non corretti e che vengono varie volte condannati, ma talvolta anche approvati in quanto posti sulla linea della continuazione della storia della salvezza e della sopravvivenza di Israele all’interno di un mondo ostile.

    Incesti e danni economici
    Paganini inizia da un possibile “triangolo” fra Adamo, Lilith ed Eva, visto che il nome della donna non viene mai nominata nel primo racconto della creazione.

    Il racconto della storia dei patriarchi e delle matriarche offre lo spunto per parlare di scambisti e di mamme bambine (Sara e Agar, Lea e Rachele e le loro rispettive schiave ecc.). Altri racconti parlano di persone che vanno a letto con la madre, la sorella e altri parenti. Numerosi sono le descrizioni di rapporti incestuosi che coinvolgono patriarchi e matriarche: Abramo e la sorellastra Sara, Isacco e la cugina Rebecca, Giacobbe e le due sorelle Lia e Rachele, Ruben e la concubina del padre Bila, Amnon e la sorellastra Tamar (vittima di stupro), Lot con le due figlie (Gen 19,30-38).

    La Bibbia non menziona il divieto di rapporti con la figlia e la suocera, pensati forse così anormali da rendere superfluo anche solo il parlarne. Emettendo delle norme guida, si cercava di proteggere il confine che separava Israele dalle culture pagane circostanti e l’ordine sociale voluto da Dio. Le motivazioni non sono mai di natura meramente biologica, ma etico-religiosa.

    Si deve ricordare poi che la donna era considerata proprietà del marito o del padre della famiglia e che, compiendo atti scorretti verso di essa, si danneggiava una proprietà che richiedeva un risarcimento.

    Prostituzione, mamme bambine e violenza
    La prostituzione era presente nel vissuto di Israele ed era vista come una realtà abbastanza normale. Nella genealogia di Gesù ne sono presenti due, Tamar e Raab, che hanno protetto la vita di Israele e permesso la sua continuità.

    La legislazione contro la violenza sessuale non intendeva tanto proteggere la donna, quanto gli interessi del marito o del padre. Le leggi avevano sempre una prospettiva androcentrica e le pene non erano sempre equali per l’uomo e per la donna (uccisi entrambi se l’atto sessuale era stato commesso in città, ucciso l’uomo e salvata la vergine promessa sposa se il fatto fosse avvenuto fuori le mura: la ragazza poteva aver gridato e non essere stata sentita…; cf. Dt 22,23-27). Se l’uomo viola invece una vergine non promessa sposa (praticamente un caso di pedofilia, visto che la ragazza veniva promessa sposa non appena raggiunta la pubertà), lo stupratore doveva pagare alla famiglia un prezzo adeguato – cinquanta sicli d’argento – e prendersi la ragazza in moglie, senza poterla ripudiare. La donna doveva passare la sua vita con il suo stupratore… (cf. Dt 22,28-29).

    Sesso, vendette e morte
    Lo stupro di una ragazza vergine non promessa sposa può però portare anche a vendette efferate da parte della famiglia dell’offesa. L’offesa fatta a Dina (Gen 34) porta allo sterminio dei cittadini di Sichem, mentre Amnon pagherà con la vita (anche se dopo due anni), lo stupro commesso contro la sorellastra Tamar (2Sam 13,1-22).

    La biblista Phillys Trible ha definito non a torto molte pagine della Bibbia “text of terror”. Il culmine di questi testi si ha in Gdc 19, con lo stupro della concubina del levita, offerta da lui stesso agli abitanti del luogo al posto di se stesso richiesto da loro. Il levita si riporta a casa la donna violentata a morte dai cittadini di Jebus nella notte e manda alle dodici tribù il suo corpo fatto a pezzi. Di qui una carneficina contro la tribù di Beniamino, la cattura di 400 vergini di Jabes di Gàlaad date ai beniaminiti all’interno di un trattato di pace e il rapimento delle vergini di Silo (cf. Gdc 21,8-24).

    Solo l’intervento dell’angelo preserva le due figlie di Lot dall’essere violentate dagli abitanti di Sodoma, a cui erano state offerte al posto dei viandanti maschi richiesti. La Bibbia non rimprovera né Lot né il levita, ma invita a riflettere e a non rimanere in silenzio in caso di violenza commessa ai giorni nostri.

    (Piccoli) eroi/eroine e perdita della testa
    Il libro dei Giudici narra «le grandi debolezze di un piccolo eroe» – così il titolo del capitolo a lui dedicato –: Sansone. Questi conduce una vita spericolata fra varie donne e prostitute del campo pagano e filisteo, e finirà la sua vita sconfitto dalla sua stessa ingordigia sessuale.

    Racconti di sesso terminano talvolta in tragici finali di morte. Sesso e morte vanno spesso insieme nella realtà e nei racconti letterari. Il giovane ebreo Zimrì è trafitto da Fineès mentre è a letto con Cozbi, una ragazza della terra di Madian (Nm 25,1-8.14-15). Siamo all’interno del culto idolatrico a Baal Peor.

    Erotismo e omicidio sono strettamente intrecciati nel caso dell’uccisione di Giovanni Battista, che rimproverava Erode Antipa per aver divorziato senza motivo dalla figlia del re nabateo Areta.

    Secondo Paganini, questo era il vero rimprovero avanzato da Giovanni Battista che, secondo lui si interessava delle problematiche sociali emergenti dall’insulto portato alla casa nabatea più che alle problematiche di morale sessuale. Secondo Flavio Giuseppe, Erodiade aveva sposato in prime nozze Erode Boethos e non Erode Filippo. In ogni caso, l’amore di un potente per una donna fa perdere la testa a un profeta.

    La passione amorosa del generale sconfitto Sisara per la bella e disinibita Giaele gli farà concludere i propri giorni con il cranio trafitto da un piolo della tenda. Paganini interpreta il «coprire con la coperta» attuato dalla donna (due volte, Gdc 4,18.19) come un’allusione all’atto sessuale. Giaele salva in tal modo Israele, e questo è quello che importa al testo biblico.

    Il libro di Giuditta è invece una novella che narra le strategie messe in opera dalla bella, ricca e pia vedova Giuditta per sedurre e decapitare il generale dell’esercito nemico Oloferne e salvare in tal modo la sua città Betulia, accesso a tutto Israele.

    Le incongruenze storiche ne fanno un racconto non vero sul piano degli eventi concreti, ma il libro esalta la salvezza portata a Israele da una donna, che sfrutta abilmente e per una nobile causa tutte le proprie qualità e arti seduttive femminili. Anche in questo caso la seduzione, le bugie e l’assassinio sono finalizzati alla salvezza di Israele.

    Omosessualità
    Paganini ricorda come la Bibbia non conosca i termini LGTB+, gay, lesbica, ma afferma che ci sono testi biblici che alludono a relazioni omosessuali e lesbiche. Lo studioso sostiene con fermezza la possibile bisessualità di Davide, considerando il suo rapporto con Gionata come avente un carattere sicuramente omosessuale. Il legame di Rut con la suocera Noemi potrebbe avere – qui Paganini è più dubitativo – una connotazione anche lesbica.

    Lo studioso afferma che Lv 18 non condanna l’omosessualità come viene intesa oggi, ma solo la violenza verso il nemico con l’umiliazione a carattere sessuale (costrizione a un rapporto anale).

    Gesù si occupa molto poco di problematiche di morale sessuale, mentre, secondo Paganini, in Rm 1 Paolo condanna non l’omosessualità come viene vissuta oggi a livello paritario e con affetto – che, secondo l’autore, dovrebbe essere accolta come un rapporto normale fra persone con il medesimo status delle unioni eterosessuali, p. 159 –, ma il fenomeno della pederastia e pedofilia diffusa nel mondo greco-romano.

    Poligamia, vecchiaia e seduzione femminile
    Un capitolo è dedicato al fenomeno della poligamia e svaria dal tempo dei patriarchi a quello di Salomone. La poligamia era accettata, ma comportava un oneroso dispendio di denaro, dovendo l’uomo assicurare parità di trattamento economico e sessuale fra le varie mogli e concubine. In pratica, la poteva esercitare solo un nobile o un ricco. Il NT richiede una sola moglie a chi esercita il ministero di vescovo e di diacono.

    “Vecchietti in eccitazione” è il titolo del capitolo dedicato alla sessualità vissuta nell’anzianità. La Bibbia ne fa vedere l’esercizio in senso positivo come segno di benedizione, descrive l’azione della giovane Abisag nel “tenere caldo” il vecchio re Davide, ma denuncia anche il suo esercizio malizioso e depravato da parte maschile (i due vecchi libidinosi e la vergine Susanna), supportato dal predominio di una mentalità maschilista e patriarcale.

    La Bibbia descrive l’arte della seduzione femminile, ricordando le strategie della moglie di Potifar verso Giuseppe, quelle della bella regina pagana Gezabele verso il re Acab e poi Yehu, quella disinibita di Rut verso Booz, senza dimenticare le già ricordate Giaele, Debora e Giuditta e Salomè, la figlia di Erodiade.

    Molti testi biblici mettono in guardia dalla seduzione esercitata dal fascino delle donne (spesso intese come simbolo dell’idolatria pagana), mentre 1Tm 2,8-15 ricorda il comportamento dignitoso e modesto che le donne cristiane devono tenere in casa e in comunità.

    “Quando è un Dio a sedurre una donna”: così recita il quart’ultimo capitoletto del libro. Paganini interpreta i testi biblici che parlano del concepimento prodigioso da parte di una donna anziana o sterile o vergine come l’intervento di Dio tramite un angelo. I figli sono destinati a opere meravigliose. Lo studioso ricorda il caso di Maria, posto sulla linea di racconti similari come quelli di Sara, della donna di Sunem che ospita con grande confidenza il profeta Eliseo (2Re 4) o della moglie di Manoach in Gdc 13. L’uomo non sembra più accostarsi alla moglie. Sembra che il figlio che nascerà, Sansone, sia di fatto figlio dell’angelo-uomo.

    Paganini ricorda come la verità di fede del concepimento verginale di Maria trovò molti contrasti e irrisioni, espressi nei racconti presenti nel Talmud e nelle Toledoth Yeshu che la vedono soggetta di adulterio con Giuseppe ben Pantera. Celso considera Gesù figlio illegittimo di Maria con un soldato romano di nome Panthera.

    Meglio astenersi?
    Paganini si avvia verso la conclusione del suo volume con un capitolo in cui si presenta il non avere rapporti sessuali come la cosa migliore raccomandata nel NT, in specie da Paolo.

    Gesù parla poco di morale sessuale (anche se le sue posizioni su adulterio e divorzio sono chiaramente espresse) e la sua risposta ai sadducei sulla condizione del corpo nel tempo ultraterreno (“simile agli angeli”) non è del tutto chiaro.

    Lo studioso si concentra su Paolo che, secondo lui, in 1Cor raccomanda vivamente di astenersi dalle donne. A p. 145 ricorda come si sia passati dal comando divino all’inizio della creazione – “moltiplicatevi” che era pro-vita e favorevole al sesso – al «comando ecclesiastico di astinenza», che è sia anti-sesso che anti-vita.

    Questo è un punto, oltre ad altri (Davide, Rut), che mi vede perplesso. Paolo ha una linea ideale di vita celibataria, ma conosce quella pastorale del matrimonio. Ognuno ha il proprio carisma, chi in un modo chi un altro (cf. 1Cor 7,7). Due carismi, dunque, ben visti entrambi, anche se la preferenza di Paolo è per la vita celibataria, nell’ambito dell’urgenza escatologica avviata dalla morte e risurrezione di Gesù.

    Circa il caso dei fidanzati indecisi sul da farsi per ragioni religiose impegnative nei confronti di Dio, Paolo non esclude la possibilità di persistere nell’astensione sessuale, ma ricorda pastoralmente come la scelta del matrimonio non sia per loro in alcun caso peccaminosa. Paolo dà consigli apostolici, non comandi. Distingue bene i suoi consigli dai comandi del Signore.

    Al termine dell’opera non mancano pagine sulla sessualità e sul suo esercizio nel tempo ultraterreno. Su ciò la Bibbia è molto parca di pronunciamenti, a confronto delle delizie sessuali promesse nel Corano e negli Hadith ai fedeli musulmani.

    Il libro di Paganini è originale e particolare. Affronta un tema effettivamente molto presente nella Bibbia e spesso non ben spiegato e illustrato nella catechesi e men che meno nelle omelie. L’autore si sofferma brillantemente su molti testi dell’AT, mentre mi sembra sorvolare molto velocemente su quelli (effettivamente pochi) del NT. Non tutti i suggerimenti ermeneutici offerti saranno condivisi in modo unanime dai lettori, ma è molto interessante la lettura di un testo scorrevole, ben aderente ai testi, con un linguaggio moderno e senza falsi pudori.

    L’autore espone molto onestamente le sue posizioni e interpretazioni, anche riguardo a scelte da farsi nell’attualità. Ricorda a buon diritto come, nella storia dell’interpretazione si sia giunti a effetti disastrosi, spesso a discapito delle donne.

    Il lettore si farà comunque la propria idea sfruttando anche la competenza biblica dello studioso.

    www.settimananews.it/bibbia/sesso-nella-bibbia/
  15. .
    Nel 2007 un gruppo di ricercatori si mise a indagare un concetto che, a prima vista, non sembra necessario approfondire: se più felicità sia sempre meglio che meno felicità. I ricercatori chiesero ad alcuni studenti universitari di valutare i propri sentimenti su una scala che andava da “infelice” a “molto felice” e confrontarono i risultati con l’andamento della loro carriera accademica (media dei voti, lezioni saltate) e con le interazioni sociali (numero di amici intimi, tempo trascorso con gli amici). I partecipanti che si ritenevano “molto felici” avevano una vita sociale migliore, ma i risultati scolastici erano inferiori a quelli di chi si era definito semplicemente “felice”.

    Gli autori della ricerca esaminarono poi i dati di un altro studio che aveva classificato il livello di “allegria” di un gruppo di matricole universitarie e verificato il loro reddito quasi due decenni dopo, scoprendo che i più allegri nel 1976 non erano tra quelli che nel 1995 guadagnavano di più. Ancora una volta, questo traguardo era stato raggiunto da chi aveva descritto la propria allegria come “sopra la media”, ma non dal 10 per cento che l’aveva descritta come altissima.

    Come in ogni cosa, anche per essere felici bisogna scendere a compromessi. Inseguire la felicità escludendo altri obiettivi – pratica nota come edonismo psicologico – non è solo un esercizio futile, ma può addirittura condurre a una vita che non si vuole, una vita in cui non si raggiunge il pieno potenziale, in cui c’è riluttanza a correre dei rischi e si scelgono piaceri fugaci anziché esperienze stimolanti che danno significato all’esistenza.

    Ruminazione analitica
    L’esito di quello studio non indica che la felicità sia da evitare, ma che un pizzico di infelicità può comportare dei benefici. Per esempio, si è scoperto che la tristezza aiuta a sviluppare la nostra abilità nel risolvere i problemi. Emmy Gut, autrice del libro Productive and unproductive depression (Depressione produttiva e depressione improduttiva) pubblicato nel 1989, sostiene che alcuni sintomi depressivi possono essere una risposta funzionale ai problemi dell’ambiente intorno a noi, risposta che ci porta a prestarvi la giusta attenzione cercando di venirne a capo. In altre parole, quando siamo tristi per qualcosa possiamo essere più propensi ad affrontare quella situazione. Gli psicologi la chiamano “ipotesi della ruminazione analitica”, ed è documentata da ricerche scientifiche.

    Ovviamente, non significa che la depressione clinica sia una cosa positiva: una tristezza estrema può condurre rapidamente le persone all’incapacità di far fronte ai problemi. E non sto dicendo che la depressione superi l’analisi costi-benefici. Ma l’ipotesi della ruminazione analitica è la prova che sbarazzarsi dei cattivi sentimenti non ci rende automaticamente più efficienti. Se queste emozioni possono aiutarci a valutare le minacce, è logico che una quantità eccessiva di buoni sentimenti può portarci a non tenerne conto. Lo suggerisce anche la letteratura sull’uso di sostanze: in alcuni soggetti, livelli molto alti di emozioni positive sono stati collegati a comportamenti pericolosi come l’abuso di alcol e droghe o il binge eating (cioè l’alimentazione incontrollata).

    Rifiutare l’infelicità può farci rinunciare a una vita piena. Infatti, come rivela un sondaggio condotto nel 2018 tra gli studenti universitari, la paura di fallire è correlata positivamente al senso profondo attribuito al romanticismo, all’amicizia e (in misura minore) alla famiglia. Quando parlo con qualcuno del timore di ottenere risultati negativi nella vita, la vera origine della sua paura in molti casi è legata a come si sentirà per aver fallito, non alle conseguenze del fallimento stesso, dinamica che somiglia al meccanismo per cui il disagio legato all’incertezza genera più ansia della sicurezza di ricevere cattive notizie. Per evitare queste sensazioni spiacevoli, le persone rinunciano a tutte le occasioni che implicano la possibilità di un fallimento.

    Decisioni sgradevoli
    Fare spazio a degli eventi positivi – come l’amore, il successo professionale o altro – di solito comporta dei rischi. Il rischio non ci rende per forza felici, e una vita rischiosa ci porterà delle delusioni. Ma può anche essere più gratificante di una vita che punta sempre sul sicuro, come suggerisce lo studio sulla felicità, i risultati accademici e il reddito. Chi ha ottenuto le performance migliori sul lavoro e a scuola probabilmente ha preso delle decisioni che a volte sono state sgradevoli, e perfino spaventose.

    Questo non vuol dire che dobbiamo rifuggire da ciò che ci fa stare bene, o che siamo degli sciocchi perché vogliamo essere felici. Al contrario, desiderare la felicità è naturale e normale. Tuttavia, avere come principale o unico obiettivo nella vita la ricerca dei sentimenti positivi – e tentare in ogni modo di evitare quelli negativi – è una strategia costosa.

    La felicità assoluta è impossibile da raggiungere (almeno su questa Terra), e inseguirla può essere pericoloso e deleterio per il nostro successo. Ma soprattutto, così facendo si sacrificano molti degli elementi che rendono la vita soddisfacente. Come ha scritto Paul Bloom, psicologo e autore di The sweet spot: The pleasures of suffering and the search for meaning (Il punto debole. I piaceri della sofferenza e la ricerca di senso): “È la sofferenza che scegliamo a offrirci le maggiori occasioni di gioia, senso e crescita personale”.

    La felicità stessa non sarebbe tale se mancasse il contrasto che inevitabilmente sperimentiamo con la tristezza. “Una vita felice non può esistere senza una misura di oscurità”, disse Carl Jung in un’intervista del 1960. “La parola ‘felice’ perderebbe il suo significato se non fosse controbilanciata dalla tristezza”. Si può fare tesoro delle parole di Jung e impegnarsi a praticare regolarmente la gratitudine, ringraziando per le cose che procurano felicità e anche per quelle che creano difficoltà. All’inizio sembrerà innaturale, ma diventerà ogni giorno più semplice.

    Alcuni degli aspetti più importanti della nostra vita sono il risultato diretto di sentimenti negativi che sono riusciti a intrufolarsi dentro di noi nonostante i nostri sforzi per bloccarli. Per esempio, ho tre figli ormai grandi: fino a poco tempo fa, quando erano adolescenti, con loro era un continuo testa a testa. All’epoca mia moglie e io abbiamo perso molte notti di sonno, ma non cambierei nemmeno un dettaglio di quei momenti (ora che ce li siamo lasciati alle spalle).

    https://www.internazionale.it/opinione/art...messo-tristezza
5594 replies since 20/11/2013
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